Il concetto di difesa all’inizio della Prima Guerra mondiale.

Descrizione delle opere e degli apprestamenti difensivi: gli osservatori, le trincee, i ricoveri le gallerie, le postazioni, la rete stradale.

 

Articolazione delle linee difensive

Tremezzo_cannoneLe linee difensive dell’epoca, identiche su tutti i fronti della Grande Guerra, avevano lo scopo di bloccare ogni possibile penetrazione dell’avversario per cui il loro andamento era senza interruzioni. Sul fronte francese, per esempio, il primo uomo di quell’Esercito e il suo contrapposto tedesco sfioravano con la manica esterna delle loro giubbe il confine svizzero, mentre gli ultimi due toccavano il mare del Nord in Belgio senza soluzione di continuità. Un poco diversa la situazione in Italia dove la continuità delle linee era interrotta dai baluardi alpini di per sé già formidabili difese e quindi facenti parte del sistema. Occorre dire che questa difesa statica funzionò egregiamente fino al 1917 nel senso che gli attacchi non progredirono mai più di qualche chilometro, a volte di qualche metro, a prezzo di massacri spaventosi, fino a che i tedeschi non inventarono la tattica dell’infiltrazione con la quale fecero saltare, ad esempio, le nostre difese sull’Isonzo.

Ma questo ci porta un poco fuori tema. Torniamo alla difesa in sé e per sé; essa si componeva di:

– osservatori: ubicati in posizione elevata sia per preannunciare l’arrivo del nemico, sia per dirigere il tiro dell’artiglieria. Costituiti da piccoli edifici o da semplici buche nel terreno, erano collegati ai rispettivi comandi mediante telefono o telegrafo;

–  trincee: consistevano in un fossato, profondo quanto l’ altezza di un uomo, largo da un metro a un metro e mezzo, sull’ orlo del quale, detto parapetto, erano praticate – ma non sempre – feritoie dalle quali far fuoco. In caso di terreno friabile le pareti interne erano rivestite da tavolati di legno. Le trincee più «lussuose»  disponevano di un predellino in cemento armato per preservare i combattenti dallo sgradevole malanno detto «piede di trincea» dovuto all’acqua che si accumulava sul fondo che provocava geloni e altre affezioni;

– camminamenti: le trincee comunicavano tra loro, con i comandi o con i servizi logistici mediante camminamenti costruiti per il passaggio in sicurezza dal tiro nemico. I camminamenti avevano un andamento a zig – zag per minimizzare l’effetto delle esplosioni ed evitare i tiri d’infilata;

– ricoveri: alle spalle delle trincee, spesso esistevano ricoveri costruiti in muratura o con tronchi d’ albero, nei quali trovavano  posto i soldati nei periodi di riposo. Nei ricoveri erano anche immagazzinati viveri, materiali e munizioni;

– gallerie: servivano per ricoveri, postazioni di armi pesanti e magazzini;

– postazioni: occupate da cannoni, bombarde, mitragliatrici costituivano la spina dorsale della difesa. Costruite a cielo aperto o in casematte erano corredate da depositi di munizioni, apparecchiature per la direzione del tiro, sistemi di comunicazione, ricoveri;

– reticolati: davanti alle trincee, verso il nemico, correvano grovigli di filo metallico irto di punte allo scopo di ostacolare gli attacchi nemici. Quando partiva l’attacco amico appositi dispositivi (cavalli di Frisia) consentivano di aprire dei varchi per il passaggio dei fanti lanciati all’assalto;

– strade: ve ne erano di ogni genere: rotabili, mulattiere, sentieri, con i relativi  ponti o passerelle e collegavano la prima linea alle retrovie. Costituiscono il retaggio migliore che la Grande Guerra ci abbia lasciato: un’alta percentuale di strade dal Friuli alla Valdossola è tuttora praticabile, anzi alcune di esse sono diventate rotabili asfaltate. Sono tipiche e facilmente riconoscibili perché hanno pendenza costante e lunghi tratti che collegano i tornanti per ridurre la fatica dei soldati che si muovevano a piedi e per non sottoporre a sforzi eccessivi i motori degli autocarri a quei tempi non potenti come quelli odierni. Queste strade, costruite a regola d’arte, costituiscono ancor oggi un prezioso patrimonio per lo Stato;

– apparato logistico: nelle retrovie sorgevano altre infrastrutture quali ospedali da campo, posti comando, depositi di viveri, di munizioni, di materiali, cucine e tutto ciò che permetteva ai reparti in prima linea di vivere, muoversi e combattere.