I motivi del recupero :

la nostra attività sezionale si intreccia con l’ attività associativa nazionale.

 

Il messaggio del presidente della Sezione di Como
gregoriNell’ambito del novantesimo dalla fine della grande guerra, gli alpini comaschi hanno ritenuto di recuperare una parte della struttura, per contribuire alla creazione del grosso museo all’aperto restaurato nelle località interessate dal conflitto, per mantenere viva la memoria degli eventi e di coloro che furono costretti a parteciparvi. Attraverso l’applicazione del motto …”per non dimenticare”… gli alpini hanno inteso trasmettere il ricordo dei valori espressi dai partecipanti, da cui è nata la disposizione nazionale attuale.

L’operazione è dedicata in particolar modo ai giovani, sia per mantenere viva la memoria del sacrificio di chi ha sofferto la grande guerra, sia per trasmettere il ricordo di eventi cruenti che, presi ad esempio, divengano stimolo al miglioramento dei comportamenti e completino la conoscenza della storia, oltre i programmi scolastici.

Gli alpini intendono continuare nel recupero. Dopo il territorio alle spalle di Como, procederanno a riordinare la struttura in zona Bisbino e nel menaggino, continuando a dare disponibilità alle scuole per visite numerose e ripetute nel tempo.

Il Presidente

Achille Gregori

I Motivi

Prima di rendere noti ai visitatori del presente sito le motivazioni che hanno indotto la Sezione ANA di Como ad intraprendere questa nuova avventura, desideriamo fare cenno ad un testo edito dall’ Associazione Nazionale Alpini, che, per così dire, ha prevenuto le nostre intenzioni divulgative. Si tratta  del libro “Con gli Alpini sui sentieri della Storia” che vuole appunto “raccontare” in forma globale, il grande lavoro che ha interessato gran parte dei 4200 Gruppi Alpini sparsi su tutto il territorio nazionale.
Inseriamo, di seguito,  la prefazione al libro redatta dal nostro presidente nazionale Corrado Perona e l’introduzione al medesimo redatta   dal Centro Studi di Milano dell’ ANA, che aiuterà il “navigatore” a rendersi meglio conto del lavoro di recupero svolto.
L’invito è poi , ovviamente, di leggere il libro per avere una visione esaustiva della materia trattata.

 

Prefazione al libro “Con gli Alpini sui sentieri della Storia” Ed. Mursia
Copertina sentieri della storia (1)I nostri padri, ben sapendo che gli statuti possono essere modificati, hanno deciso di imprimere nel marmo la regola fondamentale del nostro sodalizio. E lo hanno fatto addirittura in Ortigara, sulla Colonna Mozza, in modo da aggiungere alla regola la forza delle cose sacre.
«Per non dimenticare»: questo è il nostro imperativo categorico, la nostra missione.
Col tempo si è evoluta la modalità di attuazione di questa norma, sono cambiate le forme esteriori, ma la sostanza è rimasta la stessa: ricordare i Caduti, il loro spirito, il loro sacrificio, il loro senso del dovere, il loro stile di vita.
Quella scritta lasciataci in eredità, del resto, non è solo un impera­tivo categorico, ma anche un simbolo di speranza, di fiducia, di fede associativa.
Giulio Bedeschi, parlando dei motivi che lo avevano spinto a scri­vere le Centomila gavette di ghiaccio afferma, a ragione, che l’unico modo per mantenere in vita quei ragazzi che si sono sacrificati per noi indicandoci il cammino corretto è fare in modo che continuino ad essere presenti non solo nella memoria dei singoli, ma nella coscienza collettiva.
Ricordare i nostri Caduti e la lezione di vita che ci hanno lasciato è, e resterà sempre, l’attività principale della nostra Associazione, quella che giustifica ogni sforzo e nobilita ogni nostra azione.

Ed è naturale che questa vocazione al ricordo si sia rivolta anche al recupero dei luoghi della memoria della Grande Guerra. Cime, forcel­le, denti, trincee, baraccamenti, caverne, valloni, ogni luogo dove i nostri soldati si sono trovati a vivere e a combattere novant’anni fa, sono diventati dei santuari per l’Associazione Nazionale Alpini.
È dunque naturale che si siano impiegate tante risorse per preser­varli dalle ingiurie del tempo.
Camminare per questi luoghi rinfranca lo spirito e rinfresca la memoria: tornano alla mente imprese al limite delle umane possibilità, fatte di sofferenza, di sangue, ma soprattutto di senso del dovere e di amore. Di un amore purissimo perché privo di speranza. Chi saliva in questi luoghi, infatti, era conscio che le possibilità di far ritorno a casa erano assai scarse. Eppure saliva.
Si è naturalmente portati a chiedersi come tutto ciò sia stato possi­bile. Che cosa ha spinto quei ragazzi, quegli uomini di novant’anni fa a resistere per anni in un ambiente così duro e reso ancor più ostile da
una guerra feroce?
E allora tornano alla mente i racconti dei «veci» e le grandi opere letterarie che hanno fissato su carta l’epopea della Guerra Bianca.
E si comprende che è stato un atto di amore immenso della gente di montagna avvezza al sacrificio e votata alla propria comunità.
Si comprende, così, perché qualcuno ebbe a dire che gli alpini, «non sono semplicemente una specialità militare, quanto piuttosto una cate­goria dello spirito. Sono una forma inimitabile di vita morale».
La gente di montagna sa che deve vivere e lavorare assieme per rag­giungere qualunque risultato. Sa che la via giusta è quella di legarsi l’un l’altro per superare il crepaccio, con la consapevolezza che ciascu­no compirà sino in fondo il proprio dovere. Sa che da soli non si arri­va da nessuna parte. Sa che ognuno deve fare la sua parte senza chie­dere sconti o cercare scorciatoie.
E allora si comprende che questa memoria di dolore e di virtù, di dovere e di amore deve essere preservata dalle ingiurie del tempo.
Oggi più che mai! E credo che questo libro possa aggiungere un nuovo importante tassello al mosaico prezioso della memoria.

Corrado Perona

(Presidente Nazionale dell’A.N.A.)

 

Introduzione al libro “Con gli Alpini sui sentieri della Storia” Ed. Mursia
Copertina sentieri della storia (1)L’idea originaria era quella di censire le tantissime opere di recupero effettuate dagli alpini sui vari fronti della Grande Guerra.
Raccogliendo le schede dei singoli siti e dando loro un ordine geo¬grafico, però, abbiamo visto che, come in un puzzle, andava compo¬nendosi l’intera linea del fronte.
Non ci trovavamo davanti a una serie di singole opere di valorizza¬zione del nostro patrimonio storico, ma a un immenso, quanto incon¬sapevole, museo all’aperto.
Osservato nel suo complesso, pareva che tutto fosse stato realizza¬to secondo una regia precisa e studiata.
Ma sapevamo che non era così. Sapevamo che, salvo luoghi di par¬ticolare significato (Ortigara, Adamello, Grappa), ogni Gruppo, ogni Sezione era intervenuto a recuperare i luoghi della memoria del pro¬prio territorio, secondo la migliore tradizione che vede l’alpino custo¬de della sua valle, delle sue malghe, delle sue montagne.
E così abbiamo potuto censire gli interventi sulle fortificazioni della Linea Cadorna dalla Val d’Ossola sino alla Carnia, passando per la Lombardia, il Veneto, il Trentino e il Friuli, per poi riprendere a ritro¬so sui luoghi dove si attestò la linea del fronte dopo gli avvenimenti di Caporetto.

La capillare diffusione dell’A.N.A. e l’identica attenzione degli alpi¬ni per la memoria e la montagna hanno fatto il miracolo.
Dunque questa raccolta di schede poteva essere trattata come un’o¬pera omogenea anche se frutto di centinaia di interventi sviluppati in oltre cinquant’anni di caparbia attività.
Di fronte a questa constatazione, quello che doveva essere un sem¬plice lavoro di catalogazione, ci ha spinto a un obiettivo più ambizio¬so: provare a compilare una guida per quello che ci appariva come un unico, gigantesco sito: il museo all’aperto della Grande Guerra.
E così, accanto alla descrizione dei luoghi e degli interventi effet¬tuati, si sono aggiunti l’inquadramento storico e quello geografico-turistico, in modo da consentire al lettore un accesso più consapevole ai differenti siti; sono state anche inserite lettere ai famigliari, pagine di diario, semplici pensieri di soldati al fronte, in modo da avvicinare il lettore ai sentimenti, alle sensazioni, allo spirito dei nostri soldati.
Ma non basterà leggere. Per cercare di capire davvero, occorrerà camminare per quelle trincee, per quei camminamenti, occorrerà entrare nelle caverne, passeggiare per i valloni e le forcelle, ma occor¬rerà farlo in silenzio osservando i luoghi e le differenti posizioni per potersi immaginare davvero cosa sia stata la Grande Guerra e quale lezione immensa ci abbiano lasciato quei ragazzi.
Una lezione di dedizione e di dovere che oggi dimenticare è sempli¬cemente un crimine.

CENTRO STUDI A.N.A.

I motivi del recupero dei manufatti di maggior interesse.

La commissione permanente, gli enti affiancatori, gli sponsor, i piani  per i lavori di ripristino;

Le squadre e i turni di lavoro.

I progetti per una collaborazione con le scuole e con gli enti turistici.

Le cerimonie inaugurali

I motivi del recupero dei manufatti di maggior interesse

A conferma della crescente attenzione nei confronti delle vestigia del nostro passato, è stata emanata la Legge 7 Marzo 2001 n° 78 “Tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale”.In Lombardia, tale legge è stata concretata nella creazione del Parco Culturale Integrato “La Linea Cadorna: non per la guerra ma per il tempo libero”. Tale iniziativa  coinvolge 5 Province, con 16 Comunità Montane e 262 Comuni, a partire dalla sponda lombarda del Lago Maggiore, fino al Pizzo del Diavolo, nelle Alpi Orobiche, per un’ estensione di oltre 200 Km.
In parallelo, l’ A.N.A. si è fatta parte propositiva, ma, soprattutto “attiva” nel recupero delle vestigia, anche se, a causa dell’ imponenza dell’ opera, non appare praticabile il suo recupero “in toto”
Le motivazioni alla base del recupero sono:

  • Importanza storica delle vestigia, quali testimonianze di un evento storico non particolarmente noto, ma non per questo meno interessante di altri più conosciuti
  •  Apprezzamento dell’ operato di coloro che, civili o militari, all’ epoca, realizzarono, con molti sacrifici, una struttura difensiva intesa a sventare un incombente minaccia di invasione nemica al territorio italiano
  • Valorizzazione turistica delle località interessate, per il loro pregio  paesaggistico e naturalistico
  • Riqualificazione dell’ ambiente contestuale, sovente lasciato in condizioni di abbandono
  • Atteggiamento di servizio nei confronti della collettività, sia  attraverso la costituzione (specie per i giovani) di un museo all’ aperto di un certo valore istruttivo, sia attraverso il riattamento di percorsi escursionistici in gran parte, fino ad oggi, abbandonati.
  • Promozione della cooperazione fra i diversi Gruppi della nostra Sezione su un progetto di ampio respiro e possibilità di collaborazione in rete con Associazioni di altra natura che condividono con noi alcune attività

La commissione permanente

Per affrontare organicamente un lavoro di tale portata si è ritenuto necessario creare, all’ interno della Sezione ANA di Como, fin dal 2005, un’ apposita commissione permanente, alle dirette dipendenze del Presidente di Sezione, con compiti di coordinamento e di controllo. Fin dal momento del suo insediamento, la commissione si è dovuta occupare di molteplici argomenti: catalogazione delle vestigia, priorità di intervento, studi di fattibilità, preventivi di  spesa, ricerca di finanziamenti, ricerca di partners,  ricerche catastali, ricerche storiche, iter burocratico per l’ ottenimento delle varie autorizzazioni private e pubbliche……… Insomma, un lavoro veramente impegnativo che si è dovuto obbligatoriamente svolgere ancor prima di aver dato un solo colpo di piccone. E questo lavoro sta continuando……..
Corre l’ obbligo di ricordare che alcune vestigia sono state recuperate, ancor prima dell’ insediamento del comitato, grazie all’ iniziativa di Enti locali che si sono avvalsi della collaborazione dei Gruppi Alpini presenti sul territorio interessato ed altri recuperi realizzati in completa autonomia da altri Gruppi .
Gli enti affiancatori
Per alcuni aspetti specifici si è dovuta ricercare la collaborazione di partners qualificati, quali:

  • Parco Regionale della Spina Verde di Como
  • Comunità Montana Alpi Lepontine
  • Politecnico di Milano, Polo Regionale di Como
  • Professionisti privati

La collaborazione con detti partners si è sempre dimostrata proficua ed ha consentito di capitalizzare un prezioso bagaglio di conoscenze, usufruibile per futuri recuperi.

 

Gli sponsor

Generosa è stata la risposta alle varie campagne di finanziamento lanciate dal comitato permanente, alle quali, ineluttabilmente, dovremo far ricorso  anche per l’ avvenire. In proposito, vedasi la relativa pagina del presente sito WEB, nella quale ringraziamo coloro che hanno riposto in noi la loro fiducia.
I piani per i lavori di ripristino
Il primo lavoro preliminare al recupero, effettuato dal comitato, è stato quello di inventariare e classificare tutte le vestigia presenti sul territorio.  Sono stati interessati tutti i Gruppi Alpini appartenenti alle zone pertinenti, i quali, pur nuovi a questo genere di attività, ne hanno compreso pienamente l’importanza propedeutica . Ne è risultato un cospicuo database, direttamente correlato all’ imponenza dell’ opera. Fin da subito è risultata evidente la sproporzione  tra lavoro da effettuare e risorse disponibili. Da qui la necessità di operare una selezione tra le vestigia per individuare quelle da recuperare  in ordine al loro pregio architettonico e ingegneristico, stato di conservazione, valenza turistica,  suscettibilità di recupero, ecc. Il risultato della selezione ha individuato un certo numero di infrastrutture, sparse su tutto il territorio della Sezione, su cui concentrare gli sforzi.
A questo punto si trattava di capire come partire con il recupero vero e proprio. Infatti, fatte salve alcune iniziative locali  a cui si è fatto cenno, mancava la benché minima esperienza in materia.
Sono state scelte, quindi, tre aree pilota, che, per una serie di circostanze,  apparivano più idonee di altre ad intraprendere il tentativo di recupero delle vestigia.
La scelta è stata influenzata anche dalla possibilità di acquisire, in dette aree, le necessarie coperture finanziarie mediante sponsorizzazione.

Le località scelte sono state:

  • Il Parco Regionale della Spina Verde di Como, specie per quanto riguarda il territorio appartenente comuni di Como e Cavallasca
  • Il Monte Bisbino, dominante la città di Cernobbio
  • La località “Crocetta di Menaggio”, zona di pertinenza della Comunità Montana delle Alpi Lepontine

 

La forza lavoro

Nonostante le favorevoli premesse organizzative, non è fuori luogo affermare che il progetto di recupero, nella sua totalità,  richiederà un certo numero di anni per essere portato a termine. Molto importante sarà il responso dell’ utenza in termini di fruizione delle infrastrutture recuperate; già oggi, comunque, vi sono, in proposito, positivi riscontri.
Per quanto riguarda l’ esecuzione dei lavori, veramente generosa ed abnegata è stata, fino ad oggi, la partecipazione della forza lavoro, appartenente a Gruppi vicini e lontani dai locali cantieri, misurabile in migliaia di ore lavoro elargite gratuitamente. Si è registrata anche la presenza , a fianco degli Alpini, di Amici volontari dell’ ANA, semplicemente desiderosi di dare il loro contributo. Determinante è stato l’ apporto della Protezione Civile ANA per quanto riguarda gli aspetti logistici. Va inoltre citato l’ apporto di imprese specializzate il cui intervento, come si è già detto, è stato appaltato a seguito di particolari necessità.Tutti gli addetti presenti hanno beneficiato di assicurazione a copertura dei rischi derivanti dall’ attività lavorativa.